IL MILITE IGNOTO

 Nell’ ambito della ricorrenza della festa dei caduti di tutte le guerre, domenica 6 novembre 2022 si è svolta a Vezza d’Alba una cerimonia a cui hanno partecipato: i cittadini, le autorità, le forze armate e gli alpini.

La sindaca Carla Bonino ha inaugurato una piazzetta dedicata al Milite ignoto, ricordando il sacrificio degli uomini che hanno combattuto e sacrificato la propria vita per la patria.

La targa è stata scoperta alla presenza dei vari rappresentanti della comunità vezzese.

Inoltre, erano presenti: la protezione civile, gli alpini, i bambini, i ragazzi e i docenti delle scuola primaria e secondaria di I° grado di Vezza d’Alba.

Dopo la celebrazione della santa messa è iniziata la cerimonia d’inaugurazione della piazza: gli alpini hanno posto una corona commemorativa al monumento dei caduti; due ragazzi della scuola secondaria di I° grado hanno partecipato leggendo la Preghiera del Milite Ignoto (di Renzo Pezzani) e, infine, il parroco Don Corrado ha benedetto la targa.

La Preghiera del Milite Ignoto ricorda il sacrificio di un soldato, la cui identità è sconosciuta, morto in trincea durante la Prima guerra mondiale. Il suo corpo venne trasportato a Roma in treno e sepolto all’altare della Patria. Il soldato rappresenta tutti i soldati italiani morti e dispersi in guerra.

In seguito, la cerimonia si è conclusa davanti al Monumento dei Caduti ricordando e leggendo i nomi delle persone di Vezza d’Alba che hanno perso la vita durante la prima e la Seconda Guerra mondiale.

Questo momento commovente è stato accompagnato dalla banda musicale del paese che ha suonato l’Inno di Mameli e ha intonato il silenzio.

Carlo Demarie e Andrea Coscia

(Alunni della classe II A, scuola secondaria I grado di Vezza d’Alba)


LA PREGHIERA DEL MILITE IGNOTO

Fratello senza nome e senza volto

da una verde trincea t’han dissepolto.

Dormivi un sonno quieto di bambino,

un colpo avea distrutto il tuo piastrino.

Eri solo un fante della guerra,

muto perché ti imbavagliò la terra.

Ora dormi in un’urna di granito,

sempre di lauro fresco rinverdito.

E le madri che non han più veduto

tornare il figlio come te caduto,

nè san dove l’abbian sepolto,

ti chiamano e rimangono in ascolto.

Oh, se mai la voce ti donasse Iddio

per dire, o madre, il figliol tuo son io.


Renzo Pezzani










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